• Gio. Nov 21st, 2024

Nota preliminare: è utile per il tema trattato consultare l’articolo Popolazione di Bastia 2001-2031. Da proiezioni Istat pubblicato in questo numero, nel quale sono presenti proiezioni su andamento demografico, natalità, invecchiamento della popolazione ecc… sulla base di dati Istat.

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Non partecipo attivamente e con assiduità ai dibattiti pubblici della mia cittadina, c’è un tempo per ogni impegno, ma da semplice abitante ho seguito l’argomento che più tiene desto l’interesse per Bastia: il rifacimento della piazza e di via Roma, una delle principali arterie di comunicazione.

Mi fa piacere che ci sia il progetto in via di attuazione, finanziato dai fondi europei, spero di vedere tra pochi anni la piazza di Bastia rinascere, spero che diventi un luogo d’incontro, di aggregazione, di socialità, oltre ad essere un luogo piacevole esteticamente, ove trascorrere qualche ora passeggiando e parlando con conoscenti e amici, perché coltivare relazioni, è indispensabile per noi anziani che, raggiunta una bella età, ci sentiamo ancora di vivere. E vivere è incontro, relazione, camminare all’aria aperta, coltivare degli interessi.

Perché ora non voglio affrontare le argomentazioni su come rifare la piazza, non sarei capace di discutere pareri tecnici, di fattibilità, ma come futura fruitrice, spero di goderla con la serenità e il piacere di constatare che è stata pensata e progettata anche tenendo presente le necessità dei “meno forti”, dei più fragili, che necessitano di panchine e di luoghi d’incontro. Per me la città ideale è quella che pensa soprattutto ai cittadini, alle persone di ogni età, alle loro esigenze.

Bastia fra 10-15 anni
Ricordo di avere scelto di vivere a Bastia, cinquant’anni fa, perché vi erano molti servizi, buoni edifici scolastici, asili nido, palestre, scuola di musica, centri sociali attivi, luoghi di ritrovo efficienti adatti ad una popolazione giovane, negozi di ogni genere. Sì, erano altri tempi, altre risorse, ma mi piacerebbe che Bastia tornasse a splendere soprattutto come luogo in cui si vive bene. Allora mi sono posta la domanda: fra 10 -15 anni a Bastia ci saranno servizi adatti per la popolazione che, speriamo, riuscirà ad invecchiare? I nati diminuiscono, le famiglie sono sempre più esigue, i figli spesso vanno fuori per lavoro e vi rimangono, gli anziani aumentano; siamo preparati a queste nuove esigenze?

L’invecchiamento della popolazione
Ci saranno sempre più anziani soli, il modello familiare di anni fa è saltato, le abitazioni sono piccole. Ancora a Bastia vi sono rapporti di parentela, ma fra poco il problema si farà sentire con urgenza, come d’altronde nelle altre parti d’Italia. Che fare?
Sono a conoscenza che a Bastia vi sono efficienti centri diurni per anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti, promossi dall’Asl e dall’Amministrazione Comunale, bene. Ma occorre incentivarli e pensare a come affrontare fin da ora la qualità della vita degli anziani e malati non autosufficienti di domani. Trovare, riconvertire spazi adatti a loro. Le badanti straniere, che aiutano e assistono ora i nostri anziani saranno sufficienti e competenti per tutte le esigenze che mano a mano si mostreranno?
In Italia nel 2025 ci saranno 1.402.000 anziani bisognosi di assistenza. Secondo uno studio, ogni anno ci sono 23.000 persone in più che hanno necessità di essere assistite.

Quali strutture per il benessere degli anziani?
È meglio rimanere in casa propria, quando c’è, con una badante estranea, oppure pensare di incentivare, creare strutture controllate, con personale esperto, magari non le solite RSA che fanno pensare ad anticamere della fine della vita, strutture progettate con creatività e competenza?

Tutte le stagioni della vita portano con sé il tratto della problematicità, ma nella società contemporanea la vecchiaia viene percepita come qualcosa da nascondere o di cui potere fare a meno? Forse perché misuriamo la vita non più con la vita, ma con l’utile, cioè da ciò che produce. Pensare a strutture che hanno lo scopo di aiutare e umanizzare la vita delle persone. Nel tempo della vecchiaia non releghiamo l’anziano allontanandolo dalla vita stessa, cioè non stacchiamolo da quello che dovrebbe essere la connessione generazionale. C’è bisogno di anziani nella nostra società, ma finché la società non guarderà con occhi nuovi a questa necessità, non saprà inventare e strutturare servizi per anziani.
“Allora le parole accompagnare, sostenere, curare, umanizzare, lenire sono ciò che aiuta l’uomo nel tempo della vecchiaia a poter accogliere anche la paura di una debolezza o sopportare ciò che può diventare insopportabile” (L. M. Epicoco).

Le paure della vecchiaia
In realtà, se volessimo cogliere quali siano le più grandi paure della vecchiaia, direi con mons. Paglia, l’abbandono, la solitudine, il dolore. Non a caso Gabriel Garcia Marquez scriveva che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la solitudine. Vivere da soli per gli anziani è drammatico soprattutto quando si dirada la rete sociale, familiare, degli amici. Gli anziani temono l’isolamento più della malattia. Isolamento vuol dire abbandono dell’ambiente familiare e del mondo dove si è vissuto. Certo, può accadere che qualche anziano di fronte ad una pessima situazione casalinga, alla mancanza assoluta di assistenza chieda di essere ricoverato in un Istituto. Ma mettere un anziano in una RSA significa fargli perdere la memoria e la storia. Spesso quando si entra in una casa di riposo si esce dal mondo dei vivi.

Soluzioni abitative e assistenziali
È opportuno permettere agli anziani, se possibile, di vivere i loro ultimi anni dove hanno sempre vissuto all’interno della loro casa o famiglia. Questo richiede nuove soluzioni abitative e assistenziali, ristrutturare abitazioni che siano adeguate all’esigenza dell’anziano. Vanno incrementate politiche attive per sostenere un’assistenza domiciliare integrata e continuativa con possibilità di cure mediche a domicilio e con la distribuzione di servizi che ora sono centralizzati. Tutto ciò non è semplice, ma un’alleanza attenta tra famiglie, sistema sanitario e sociale, volontariato hanno mostrato risultati sorprendenti. D’altronde con l’assistenza domiciliare sanitaria e sociale si evita di affollare gli ospedali e ricoveri in Rsa che patiscono anche loro lunghe liste d’attesa.

Una rete di operatori che garantiscono una continua assistenza agli anziani è già presente in tre regioni italiane: Lazio, Sicilia, Lombardia. Va incrementata la figura del care-giver professione già presente, inquadrare nella normativa altre figure per sostenere al meglio i nostri anziani.

Nei paesi del nord Europa (Danimarca, Svezia, Germania, Olanda, Inghilterra) vi sono delle esperienze interessanti, radicate sostenute dalle stesse Amministrazioni pubbliche. Si tratta del co-housing, una specie di vicinato elettivo in cui coesistono abitazioni private e servizi comuni; gli spazi abitativi sono costruiti in modo tale da salvaguardare la privacy di ciascuno e insieme soddisfare il bisogno di socialità consentendo una risposta efficace alla gestione di svariate questioni pratiche (cura dei bambini, cura degli ambienti, del verde).

Altrove, come a Lubiana, vi sono politiche originali della casa pensate per la terza età (permute di appartamenti in tagli più adatte alle mutate esigenze in cambi di vitalizi ecc…) In America si stanno incrementando nuove forme, come villaggi, comunità di cohouser anziani spesso collegate a nuove costruzioni, inserite nella vita cittadina per consentire di vivere e collaborare in gruppo.

Studi e politiche recenti considerano dunque la popolazione anziana attiva, preziosa per le dinamiche economiche e sociali e capace di rivitalizzarle con la propria presenza, le proprie attività, i propri consumi.

Va ribadito il diritto degli anziani a rimanere a casa propria, evitando il ricorso alle soluzioni residenziali che portano isolamento. Laddove non fosse possibile rimanere in casa propria c’è da preferire, progettare convivenze, case famiglia, senza allontanare gli anziani dai luoghi dove hanno vissuto. Collocare questi luoghi al centro della città, in modo che gli anziani possano “vivere” l’energia della vita operosa.

Sviluppare soluzioni di condivisione spontanea tra due o più anziani, mantenimento di rete di relazioni di persone conosciute, amiche. Comunità in alloggi pensate per persone con una ridotta autonomia funzionale, piccole unità familiari (fino a 7-8 posti letto) dove si assicura una vita relazionale soddisfacente.

Tenere presente che “la relazione è il fondamento dell’affettività” (V. Andreoli) e potere stabilire relazioni è costruire legami. I sentimenti sono dei legami tra persone, che formano un insieme che comunica attraverso uno scambio tra donare e ricevere: un bisogno esistenziale.

Dopo queste riflessioni, mi sono chiesta: cosa progetta Bastia per gli anziani? Dal paese con cittadinanza più giovane del comprensorio, forse diventerà fra le più vecchie, ci stiamo preparando?

Una città è bella da vivere oltre che per la comodità, per il tessuto viario, abitativo, anche per i servizi adatti alla comunità che la vive